| con Ayrton Senna e' morta un' utopia
commento sulle corse automobilistiche dai tempi storici ai funerali di Senna
Con Ayrton Senna e' morta un' utopia - L' ultima corsa di formula uno che mi capito' di vedere . io bambino cresciuto lungo le strade della Targa Florio, Mondiale Marche, Ninni Vaccarella "il preside volante", le Alfa 33 contro le Porsche . fu quella in cui mori' Gilles Villeneuve, Belgio, 1982. Di Gilles mi piaceva tutto, che fosse matto, che piacesse a Ferrari: la mia generazione aveva il suo Nuvolari. "Quando passa Nuvolari... quando corre Nuvolari" canta Lucio Dalla su liriche di Roberto Roversi. Con Gilles non c' era piu' bisogno di miti scomparsi, Tazio Nuvolari, Ascari, Brilli Peri, Borzacchini. Ho da qualche parte una videocassetta con le imprese di Villeneuve ma non la guardo mai, perche' finisce con il suo volo, una specie di salto mortale lungo la pista, per sbattere su un recinto. Sono un sentimentale, mi scuso: da anni rileggo "Guerra e pace" fermandomi prima della morte del principe Andrej Bolkonskij. Per me e' lui che alla fine sposa Natasha, l' usurpatore Pierre Bezuchov e la sua realta' tiranna se ne vanno a quel paese. Soffrivo ogni volta che il principe Andrej moriva e adesso non muore piu' , pardon Tolstoi. Figuratevi quindi con che animo ho accettato l' ordine di "Teo", soprannome accigliato di Gianfranco Teotino, capo dello sport al Corriere, di andare a San Paolo per i funerali di Senna. Mi deprimeva e sbagliavo. Sono state 48 ore che non dimentichero' . Quel poco che sapevo di Ayrton Senna da Silva, tre volte campione del mondo, non me lo rendeva simpatico. Troppo ossessionato con la gara, troppo cinico nei suoi duelli con Alain Prost, uno stile blindato, catafratto, del tutto diverso dalla leggerezza soave di Gilles Villeneuve. Ma la malinconia privata per la Formula 1 di tifoso intristito e le impressioni su Senna sono svanite subito davanti a San Paolo in lutto. Il bello di questo mestiere e' che quando vi becca la presunzione di avere visto e sentito tutto, incappate in una storia talmente piu' grande di voi che ritrovate l' umilta' del primo pezzo. Quando mai rivedro' tre milioni di persone in strada per un morto? "Un eroe" scriveva il quotidiano Folha di San Paolo "deve morire per entrare nel mito, come Gesu' , Ettore, il Che Guevara". So poco oramai di Formula 1 e ancora meno di Brasile, ma giovedi' a San Paolo era chiaro che lo sport non c' entrava granche' con le lacrime delle signore in minigonna e i singhiozzi delle straccione vestite di toppe. Perche' tre milioni in lutto? Perche' siamo nel Terzo Mondo e non hanno nulla? No, c' erano anche i ricchi. Non c' entra l' Avere, c' entra anche l' Essere. Un campione da' identita' : in un' intervista alla Emanuela Audisio di Repubblica il cantante Toquinho ricorda che, ostile alla dittatura militare, nel 1970, non voleva tifare per il Brasile di Pele' . Vide pero' le maglie oroverde in campo e si emoziono' gridando "Viva il Brasile", proprio come il sottoscritto intende fare con l' Italia, al Mondiale Usa ' 94, yes sir. Un tifoso piangente diceva giovedi' : "Senna ci sollevava dalla mediocrita' ". Alienazione? Certo, se pensiamo ai vecchi scolari di Francoforte, convinti che la cultura di massa, sport incluso suppongo, ribadisse le classi subalterne nella loro marginalita' . Ma desiderare di sollevarsi dalla mediocrita' non e' comunque sentimento prezioso, nobile, umano? C' e' chi di Senna invidiava la vita facile e ricca, ma quanti tra i milioni in pianto non delegavano a lui l' utopia di una vita vissuta credendo in quel che fai, migliorandoti, sfidando i tuoi limiti e quelli altrui? La folla sapeva di seppellire non solo un campione, ma anche la propria illusione di "rompere la mediocrita' ". Un' utopia se volete: per me, meglio che la rassegnazione. Un tifoso dei tre milioni ha pianto dunque anche Gilles Villeneuve con Senna, sfogando una malinconia durata dodici anni. Alla prossima stagione tornera' a seguire le partenze, cercando tra i caschi quello che possa essere indossato dal nuovo Gilles.
Riotta Gianni
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